BASTA MORTI SUL LAVORO- BASTA MORTI AMIANTO
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05/12/2019AIEA TURBIGO RICORDA CON STIMA E AFFETTO SECONDO BARONCHELLI
Un saluto e un ricordo di Secondo, qui, con Secondo, da Emilio a nome dei suoi compagni di lavoro della Associazione Italiana
Esposti Amianto della Centrale di Turbigo. Per tanti anni Secondo Baronchelli ha lavorato in Centrale .
Da quando questa Associazione si è costituita, a Casale Monferrato, da subito ha aderito ed è stato uno dei fondatori della sezione di Turbigo,
lavorando a costruire le iniziative contro l’amianto e organizzare le lotte per la messa al bando nazionale, la bonifica dell’impianto e il
riconoscimento previdenziale e dei danni, di questa sostanza.
Pochi all’inizio avevano capito il rischio, ma Secondo esprimeva apertamente la sua convinzione e non aveva timore a dire in faccia, senza
mediazioni, a tutti i compagni di lavoro cosa pensava dei loro comportamenti.
Al di là dei modi bruschi, in realtà Secondo ha sempre lavorato in modo disinteressato per sostenere e difendere cause che erano per tutti, e questo
impegno lo ha pagato restando nella sua categoria di assunzione fino al pensionamento.
Il suo impegno nella Associazione Amianto e nel Sindacato di Base lo dimostrano.
Per far capire chi era Secondo ricordo due episodi:
Il primo.
La Direzione di Centrale sosteneva che l'amianto ( per eliminarlo noi eravamo in lotta) non era pericoloso, che era come il gesso per le lavagne che usavamo a scuola. Un giorno un pezzo di amianto che copriva le tubazioni dell’impianto è caduto a terra. Secondo, con le necessarie precauzioni lo ha raccolto, avvolto con un telo e posato sulla scrivania del Capo Centrale dicendo: “Le porto gesso per le lavagne”. Il Capo di scatto si è alzato e allontanato gridando: “Baronchelli lo porti via subito!” Questo episodio ha fatto il giro dei reparti ed è servito a far capire il pericolo più di tante spiegazioni.
Il secondo episodio mi ha coinvolto anche personalmente.
Con lui militavo nel sindacato cgil ed eravamo entrambi delegati di reparto. Da noi i sindacati confederali per l’amianto non facevano nulla. C’era malcontento ma io ed altri eravamo molto incerti su cosa fare. Secondo tagliò la testa al toro: cominciò a raccogliere le firme e facemmo un sindacato di base in
centrale che raccolse la grande maggioranza dei consensi. Anche dopo il pensionamento e durante i gravi problemi di salute che uno dopo l’altro lo hanno colpito, tutte le volte che poteva, partecipava. C’era sempre qualche cosa che si poteva fare. Allo stesso modo ha affrontato la sua malattia: c’era sempre qualche cura che si poteva fare e lui voleva farla. Penso che la morte sia giunta più di sorpresa a lui che a noi. Fino all’ultimo diceva “Ci sono ancora chemio da fare…”
Ci mancherà il suo impegno mai venuto meno, la sua determinazione
e anche la scomoda e brusca franchezza dei suoi giudizi.
Impariamo da lui che c’è sempre qualcosa di giusto che si può, e si deve, fare.
EMILIO PAMPALUNA, AIEA TURBIGO
Marcallo, 18/11/2019.