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25/02/2017PROCESSI AMIANTO A RISCHIO
06/03/2017L’avvocato Daniele Marra: “Le vittime meritano professionalità, onestà e sincerità”
In Italia, l’amianto, la fibra killer che fa 6.000 morti l’anno, continua a mietere vittime. E anche qui fra chi si scopre malato e chi, come i familiari, vuole ottenere giustizia per i propri cari, le lungaggini burocratiche e gli ostacoli per ottenere e ribadire i propri diritti sono molteplici e infiniti. Ed esattamente come per il tema dell’uranio impoverito, anche su questo argomento Ofcs.report ha interpellato chi da tempo segue gli esposti all’amianto.
Un iter giudiziario complicato e difficile, come affermato dall’avvocato Daniele Marra, che da anni segue le vicissitudini delle vittime da esposizione all’amianto, e che assomiglia a un vero e proprio slalom normativo.
La sua battaglia a fianco delle vittime, insieme alla collega Cristiana Fabrizio, inizia undici anni fa, nel 2006, quando un gruppo di operai romani decide di farsi aiutare in campo giuridico: una delle prime vittorie a livello previdenziale, da cui si è creato un passaparola fra gli esposti, facendo sì che molti decidessero con coraggio di denunciare la loro situazione e sopratutto di ribadire i loro diritti. Non solo nel Lazio, ma anche in altre regioni italiane. Proprio per questo si è trovato, anche lui, a dover sviluppare un’esperienza maggiore nel campo giuslavoristico e previdenziale
Esattamente come per i risarcimenti per le vittime dell’uranio impoverito, anche dietro una sentenza di risarcimento per esposti amianto c’è un iter giuridico, molto difficile da affrontare. Quasi un percorso ad ostacoli come ci spiega l’avvocato Daniele Marra:“Paragonerei l’inizio delle procedure giuridiche a uno slalom normativo che deve essere subito chiarito e presentato all’assistito. Ad esempio, fino a circa sette anni fa, la Cassazione riteneva il beneficio pensionistico per esposti amianto imprescrittibile. Ad oggi, come da recentissime denunce, è stata ribadita una prescrizione decennale del diritto. E, cosa più drammatica, è che i tribunali di merito hanno individuato in maniera inaspettatamente diversa l’inizio della prescrizione in eventi diversi. Alcuni addirittura dall’entrata in vigore della legge del 1992, o dalle modifiche del 2004. Va da se che per gli assistiti è un terreno franoso dove il legale è costretto a una approfondita ricerca di documenti o atti interrruttivi della prescrizione”.
E, come detto dall’avvocato, il legale deve avere una profonda conoscenza degli atti e dei documenti che di volta in volta gli si presentano. Il rispetto deontologico, in questo caso, e ancor di più di altre professioni è basilare da parte del professionista verso il suo assistito, sopratutto all’inizio: “La verifica preliminare è fondamentale. Sia per noi legali che per l’assistito. E mio malgrado diverse volte ho rappresentato la non procedibilità. Ovviamente, con mio grande rammarico e dispiacere. E non è solo un fatto deontologico, oggi ogni azione temeraria, se sfornita delle più basilari ragioni di diritto e di fatto, viene sanzionata con la condanna alle spese, la condanna delle spese del c.t.u (un perito, il consulente tecnico tribunale ndr), e anche una possibile sanzione ex articolo 96 codice procedura civile
(quello che riguarda la ‘Responsabilità aggravata’ ndr). Di fatto, non rappresentare tutto questo al cliente vuol dire non essere corretti”, afferma Marra che alla domanda se qualche cliente fosse mai arrivato da lui, denunciando questo tipo di situazione ha risposto:”E’ capitato spesso, ma c’è anche da dire che molte volte, non conoscendo gli atti di causa precedenti, non potevo dare un serio giudizio sull’operato precedente. Mi è capitato anche di assistere familiari di operai deceduti in corso di causa, nei loro confronti ammetto di aver toccato con mano la fatica, la disperazione, e il coraggio nell’affrontare non solo la malattia dei loro cari, dovuta all’esposizione all’amianto, ma anche di fronte alle lungaggini processuali, giuridiche e burocratiche”.
E, sì perchè le vittime da esposizione all’amianto, insieme alle loro famiglie, dal momento che decidono di affrontare questo tipo di cause devono necessariamente avere la certezza che chi li tutela legalmente abbia una conoscenza approfondita e applicata di metodologie giuridiche in materia giuslavoristico e previdenziale e che li informi sui vari passaggi processuali, come ad esempio questi elencati dall’avvocato Marra: “Possiamo dire che il tribunale competente per il ‘beneficio amianto’ (agevolazioni contributive per chi è stato esposto all’amianto ndr), è il tribunale civile e in particolare la sezione lavoro e previdenza. E’ importante e necessario, prima di accedere al giudizio, compiere una procedura molto articolata, fatta di domande amministrative e un ricorso amministrativo. Ribadisco l’importanza di informare: senza le domande all’Inail e all’Inps, la causa non è praticabile e quindi sarebbe controproduttivo e dannosissimo procedere”.
Chi come, l’avvocato Marra e i suoi colleghi, ogni giorno tratta temi riguardanti la fibra killer dell’amianto, si vedono arrivare storie e documentazioni particolari sulle vicende che ruotano a chi è stato esposto all’asbesto. Proprio come racconta lui stesso: “Sono stato contattato da molti lavoratori che mi hanno raccontato diverse e particolari storie, portandomi a conoscenza di come l’amianto era praticamente ovunque, anche in alcuni mezzi di autotrasporto. Mi colpì la storia di alcuni lavoratori che scartavetravano i caminetti per interruttori extrarapidi. Questi operai passavano la maggior parte del tempo in una sottostazione, ovvero una stanza seminterrata di pochi metri quadrati. Di fronte a loro c’erano tanti caminetti. Sovente erano chiamati ad aprirli, carteggiarli, sostituirli, maneggiandoli a mani nude. Si capisce da sé a quale livello di esposizione alla fibra killer giornalmente questi lavoratori erano esposti stando a diretto contatto con le polveri di amianto promananti dai cosiddetti caminetti spegni arco. Ma c’è da sottolineare e specificare che fino al 1992, l’uso dell’eternit era ancora legale. E’ comunque amaro, riferire che per questi lavoratori si sia dovuti dovuti agire in primo e secondo grado, fino a dover arrivare in Cassazione per veder riconosciuto loro il beneficio amianto. Per questo è fondamentale l’esame preliminare di documenti e anamnesi lavorativa e l ‘esame degli atti necessari all’azione”, conclude l’avvocato.
In materia legale è quindi necessario, non solo da parte degli avvocati che si occupano di queste particolari cause giudiziarie, avere un quadro preciso della situazione, ma anche da parte di chi vuole ottenere giustizia per sè ed i suo cari.
Intervista a cura di Mary Tagliazucchi