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08/12/2018Cinema Apollo, la rimozione dell’amianto è in alto mare: a rischio i fondi in bilancio.
I fondi ci sarebbero, ma mancano progetto e gara pubblica. E il rischio è di vederli tornare indietro, se non verranno impiegati entro il 31 dicembre. All’ex cinema Apollo siamo all’ennesimo stop. I comitati di quartiere hanno scritto con toni piccati alla sindaca Virginia Raggi e agli assessori competenti Margherita Gatta (Lavori pubblici) e Luca Bergamo (Cultura): “Se entro l’anno i soldi stanziati non verranno impiegati come stabilito, andremo per vie legali”. Ma facciamo un passo indietro.
A inizio estate i cittadini del rione Esquilino sono scesi in piazza. Al centro di un flash mob le condizioni disastrose della palazzina liberty di via Cairoli, che un tempo ospitava un cinema. Acquistata nel 2003 da Roma Capitale, ma lasciata cadente, senza un progetto e senza alcun tipo di manutenzione, la struttura è una “bomba” tossica che avvelena i cittadini: lastre di amianto sono presenti – e certificate dal 2016 – sulla copertura del tetto e nei collanti dei pavimenti. I residenti respirano le polveri di eternit da anni. Un disastro al quale l’amministrazione ha deciso, almeno sulla carta, di mettere mano, stanziando un milione di euro da utilizzare in parte per liberare il palazzo dall’amianto, in parte per restaurare l’intera struttura, pericolante.
Un tesoretto vincolato però, come da regole di bilancio, alla messa a gara entro il 31 dicembre. Una parte, quella che doveva coprire il restyling generale, tornerà in cassa perché non c’è il tempo per elaborare un progetto e far partire l’appalto. Gli uffici tecnici lo hanno già ammesso in occasione di commissioni consigliari convocati ad hoc. Ma per l’amianto, data l’urgenza legata alla tutela della salute pubblica, la promessa era di agire entro il 2018 con 150mila euro circa di quel milione. Siamo a metà novembre e non solo all’Apollo non si vedono cantieri, ma ad oggi non ci sono nemmeno bandi di gara.
L’ultimo feedback, alla presenza anche dei comitati di quartiere, risale a un mese fa. Durante una commissione capitolina del 15 ottobre gli uffici del dipartimento Simu hanno spiegato le difficoltà data la presenza di ingenti quantità di detriti da rimuovere. “Ci hanno detto che ancora non hanno trovato una soluzione tecnica e amministrativa in grado di impegnare le risorse. Che comunque saranno di più di 150mila euro. Stanno cercando di capire in che modo procedere” spiega Gennaro Berger, residente e membro del comitato Equilino Vivo, che affaccia con la sua camera da letto proprio sul tetto inquinato. Un mese dopo, nessuna novità. E il rischio è presto detto: se i fondi non verranno impiegati entro l’anno rientreranno nel circuito del bilancio, e dovranno essere nuovamente stanziati. Che non è automatico nè scontato.
I residenti però promettono battaglia e scendono in piazza il 4 dicembre a Piazza Pepe, affianco hanno Aiea Onlus, Sportello Nazionale Amianto e il Municipio I.
“Qualora alla scadenza dell’anno corrente non siano in corso i lavori finanziati daremo notizia anche in sede giudiziaria del reato – si legge nella lettera indirizzata a sindaca e assessori – chiedendo ancora una volta l’accertamento delle responsabilità e l’eventuale sanzione penale a carico di Roma Capitale”. E ancora “ci vedremo costretti a invocare presso il Governo nazionale, per il tramite doveroso della Prefettura, immediati interventi in surroga (e in danno all’Amministrazione Comunale), volti a ripristinare la salute pubblica e la conservazione del patrimonio architettonico tutelato, così gravemente compromessi”. Già, i cittadini sono stufi di aspettare. “