Con il decreto dell’assessore Arru, in futuro ogni Spresal (il servizio di prevenzione e sicurezza sul lavoro che fa capo a ciascuna delle 8 Asl sarde) sarà tenuto ad adottare una procedura accurata nella sorveglianza sanitaria di patologie che spesso, ed è il caso di quelle legate all’amianto, vengono evidenziate solo da esami molto accurati. Il coordinamento del tavolo tecnico è stato affidato al medico Pietrina Manca, direttore del servizio Presal dell’Asl di Sanluri, l’azienda sanitaria capofila per la Sardegna in materia di amianto.
L’altro fronte sul quale gli ex esposti all’amianto cominciano a vedere riconosciuti i propri diritti riguarda l’Inail, con cui l’Aiea (insieme con Cgil e Anmil) ha in corso a sua volta un tavolo tecnico per il riconoscimento dell’esposizione all’amianto dei lavoratori delle aree industriali di Ottana e Assemini. Lo status, per nulla ambito ma necessario , di ex esposti sinora è stato riconosciuto dall’Inail solo a 12 lavoratori di Ottana su 1441 e la malattia professionale a sei persone su 77. Queste valutazioni sono state condizionate dalla relazione Contarp (consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione) che nel 2003 stabilì che nell’area industriale di Ottana non c’era mai stata esposizione all’amianto, nonostante sino a pochi anni prima ci fossero prove evidenti del contrario, Il confronto fra i rappresentanti dei lavoratori e Inail Sardegna sta procedendo e potrebbe portare al riconoscimento dell’esposizione all’amianto sulla base delle mansioni svolte nella fabbrica e degli anni di lavoro al suo interno. In questo senso il tavolo tecnico istituito dalla Regione potrebbe agire da stimolo per il confronto.
C’è poi il versante romano della vertenza, che vede impegnati i parlamentari Michele Piras e Silvio Lai da un lato e la commissione d’inchiesta sugli infortuni del lavoro presieduta dalla senatrice Camilla Fabbri, che il mese prossimo tornerà a occuparsi del caso Ottana.
NUORO
SABINA CONTU