FLASH MOB AIEA E LEGAMBIENTE
29/04/2015INAIL:CLASSIFICAZIONE E GESTIONE DEI RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO
30/04/2015La sua pericolosità è nota ormai da decenni. Eppure all’amianto si continua a pagare un prezzo altissimo di vite umane. Uno studio nel Lazio rivela la dimensione del rischio cui siamo tutti esposti / di FRANCESCO LOIACONO e MATTEO NARDI
Un nemico pubblico è fra noi e causa quattromila morti l’anno. Nonostante sia stato messo al bando ben ventitré anni fa con la legge 257 del 1992, l’amianto è ancora molto diffuso in Italia. E più passa il tempo, più diventa pericoloso. Perché degradandosi le sue fibre si disperdono più facilmente nell’ambiente. Le cifre sono inquietanti. Secondo stime del Cnr e dell’Ispesl ci sono circa 32 milioni di tonnellate di amianto nel Belpaese. Sono inoltre 50.000 gli edifici pubblici e privati ancora da bonificare. Ma le bonifiche proseguono a ritmi lentissimi. Nel Lazio, ad esempio, andando avanti con la velocità attuale l’ultimo pezzo di fibra verrebbe rimosso nel 2100. E questo nonostante nel 2013 sia stato approvato il Piano nazionale amianto. «Uno strumento che prevede finanziamenti per rimuoverlo da edifici come le scuole, incentivi per la sostituzione dei tetti in eternit con i pannelli fotovoltaici, ma che ancora non decolla – denuncia Fulvio Aurora, presidente dell’Associazione italiana esposti amianto (Aiea) – Qualcosa è stato fatto, ma manca molto, mancano soprattutto i fondi per dare attuazione al piano. Senza dimenticare che molti siti contaminati dall’amianto rientrano nei Sin, i siti inseriti nel Programma nazionale di bonifica del ministero dell’Ambiente ». Sono 75.000 gli ettari di territorio ricadenti nei Sin in cui è presente l’amianto: aree industriali da bonificare, dall’amianto come da altri agenti inquinanti. Insomma, un’emergenza che si intreccia, diventando esplosiva, con altri ecocidi (vedi box a destra). E che non ammette ulteriori ritardi: il numero di morti per mesotelioma pleurico, tumore ai polmoni, alla laringe, alle ovaie (fra le più gravi patologie causate dall’amianto) è destinato a crescere alla luce del lungo periodo di latenza della malattia, tanto che gli epidemiologi prevedono un picco dei casi già nei prossimi anni.
REGIONE IN RITARDO
Un milione. È il numero spaventoso delle tonnellate di amianto che si trovano nel Lazio. Per avere un’idea di quanto sia grande questo numero, basti pensare che una gigantesca portaerei americana, a pieno carico, arriva a pesare circa 100.000 tonnellate. È come se nella regione fossero parcheggiate dieci enormi portaerei d’amianto. Un materiale killer che ha fatto, dal 2001 a oggi, 1.042 vittime nel Lazio, e non solo fra i lavoratori. Lo dimostra il numero crescente delle donne afflitte da mesotelioma. «L’ipotesi è che ci sia una componente ambientale dell’esposizione all’amianto – dice Francesco Forastiere, direttore dell’unità operativa complessa del dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario del Lazio, che ha registrato tutti i casi di mesotelioma nella regione dal 2001 al 2013 – Per gli uomini si tratta di un’esposizione da lavoro, lo dimostra la distribuzione geografica dei casi di mesotelioma maschili, ad esempio nella Capitale: sono quasi tutti nei quartieri a est a presenza operaia. Mentre la distribuzione geografica è diversa per le donne – continua – si trovano soprattutto nel centro e al nord della città. Ecco perché ci domandiamo: “questi casi femminili sono dovuti a esposizione ambientale?”. Ci sono molte abitazioni con tetti in eternit e altre strutture in amianto. Ecco perché ipotizziamo un’esposizione ambientale».
FIBRA SECOLARE
In dieci anni sono state rimosse soltanto 100.000 tonnellate del materiale e solamente il 12% del territorio è stato regolarmente mappato e individuato da satelliti, aeroplani o moderni droni, il cui utilizzo sperimentale è partito nel luglio 2014 nel Municipio I a Roma. Se la bonifica continuerà con questi ritmi ci vorranno altri cento anni perché il Lazio sia libero dall’amianto, ma ogni anno che passa il rischio di incidenti aumenta sempre di più. Ne è un esempio l’incendio che ha colpito lo scorso 17 gennaio la Cemamit, storica fabbrica di cemento amianto del frusinate, che si è poi fortunatamente rivelato circoscritto solo ad alcuni rifiuti abbandonati nei pressi del complesso.
LEGGE DI SPERANZA
L’emergenza laziale è stata al centro del convegno “Per una regione libera dall’amianto” che si è svolto il 4 febbraio, proprio nella sede della Regione, fra le testimonianze degli esposti e degli studiosi sotto lo slogan Non possiamo aspettare oltre. «Dobbiamo trattare in modo organico e sinergico la mappatura, la sorveglianza e la prevenzione sanitaria, lo smaltimento, le bonifiche e le informazione ai cittadini, oltre che la formazione degli operatori» spiega Cristiana Avenali, consigliera regionale che ha presentato una legge con la quale si vorrebbe istituire uno “Sportello amianto” nelle Asl e rendere gratuite le prestazioni diagnostiche. Il testo di legge vuole inoltre promuovere un registro degli edifici con presenza di amianto e la creazione di un nucleo amianto per il coordinamento delle azioni e il recupero delle risorse necessarie. «Questa proposta di legge – prosegue Avenali – cerca di affrontare in maniera concreta e sistemica i problemi legati all’esposizione all’amianto in modo da sopperire ai tanti ritardi ormai ventennali. È iniziato un percorso importante per fornire ai cittadini uno strumento al servizio della loro salute e di quella del territorio – conclude – Le prossime settimane saranno utili per recuperare tutte le proposte, le istanze e le necessità migliorative del testo di legge proposto, affinché anche il Lazio possa finalmente dotarsi di una legge regionale in materia». Intanto, rivolgendosi al nuovo Sportello amianto del Municipio I di Roma Capitale, i romani potranno essere assistiti nella rimozione di manufatti contenenti amianto a costi calmierati. Lo sportello, online per il primo anno a cura dell’Aiea, prevede anche assistenza e supporto presso le Asl competenti per gli esposti o ex esposti. Sono i primi passi per un futuro libero dall’amianto. Ancora lontano. (Francesco Loiacono e Matteo Nardi)
Il servizio si può consultare a questo link: