A POLICORO SI MANIFESTA CONTRO LE TRIVELLE NELLO IONIO
24/07/2015PROCESSO FINCANTIERI MONFALCONE : CONDANNATI
24/07/2015“Anche per oggi la buffonata è finita”. Questo il commento di una delle parti civili, un cittadino di Casale Monferrato che ha perduto la moglie (“È morta nel 2000 a 43 anni senza avere mai lavorato in fabbrica”). “Adesso – dice – ci vorranno anni soltanto perchè possa riprendere l’udienza preliminare. La legge è uguale per tutti, sì, ma per tutti i poveri. Per i signori è diverso”.
Il gup, nell’udienza preliminare che si è riaperta questa mattina al Tribunale di Torino, ha accolto l’eccezione sollevata dalle difese di Stephan Schmidheiny, amministratore delegato di Eternit, sul cosiddetto “ne bis in idem”, e inviato alla Corte Costituzionale il processo Eternit bis . Schmidheinyera stato prosciolto per prescrizione da una precedente accusa di disastro ambientale doloso. Qui risponde a titolo di omicidio volontario della morte, provocata da malattie da amianto, di 258 persone.
Si tratta di una eccezione di costituzionalità che gli avvocati hanno invocato sostenendo che non si possa essere processati due volte per gli stessi reati. Il procuratore Raffaele Guariniello e il sostituto Gianfranco Colace avevano replicato invece che i fatti fossero diversi, così come l’accusa: omicidio per 258 morti da amianto.
La lettura del dispositivo è stata accolta con delusione dai parenti delle vittime dell’amianto che erano in tribunale in attesa di conoscere l’esito dell’udienza dalla quale l’ex amministratore di Eternit sarebbe potuto invece uscire come rinviato a giudizio per omicidio per la morte di 258 persone per amianto. “Se la Corte Costituzionale desse ragione alle difese sarebbe un colpo di stato – ha commentato Bruno Pesce, uno di loro – sarebbe come se ogni cittadino avesse una franchigia sugli omicidi: giudicato non colpevole per uno potrebbe commetterne quanti ne vuole”. A questo proposito la procura di Torino ha già istruito 94 nuovi casi di decessi correlati all’esposizione da amianto per l’eternit e se la Consulta le darà ragione chiederà che siano aggiunti ai 258 di questo procedimento.
Siamo soddisfatti dalla decisione del giudice. Il tema del “ne bis in idem” lo avevamo sollevato noi». Così il professor Astolfo Di Amato, uno dei difensori dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny nel processo Eternit. “La decisione del giudice – aggiunge – conferma che questo è il nodo del processo”.