AMIANTO E TRENI: TRAILER DOCUMENTARIO ATTENTI AL TRENO
20/12/2016AIEA INTERVISTATA DA STRISCIA LA NOTIZIA
26/01/2017Incontro tra la Presidente della Camera e le delegazioni di vedove della Sardegna e della Basilicata.
Il dossier sulla vertenza amianto in Sardegna è approdato a Montecitorio, dove una delegazione sarda è stata ricevuta dalla presidente della Camera Laura Boldrini. Il gruppo era composto dalla presidente dell’Aiea Onlus, Maura Crudeli, dal vicepresidente Aiea Mario Murgia, dalla presidente dell’associazione regionale ex esposti amianto (Aiea) Sabina Contu, dai sindaci di Ottana, Orotelli e Orani, Franco Saba, Nannino Marteddu e Antonio Fadda, dal deputato di Sel Michele Piras e dalla consigliera regionale del Pd Daniela Forma, più otto vedove di lavoratori di Ottana morti a causa della fibra killer e alcune vedove della Basilicata.
Lo stato di grave ingiustizia che colpisce le innumerevoli famiglie di coloro che hanno lavorato nei poli industriali della Val Basento, di Assemini -CA e soprattutto del comparto fibre di Ottana -NU, è stato denunciato a viva voce dalle vedove della Sardegna e Basilicata alla Presidentessa della Camera on.le Laura Boldrini.
Molti lavoratori lucani hanno ottenuto i benefici previdenziali previsti dall’art. 13, comma 8, della legge 257/92 per via amministrativa e legale, mentre ai lavoratori sardi non è stata applicata la suddetta legge, in quanto, le relazioni della CON.T.A.R.P. organo certificatore dell’Inail emesse negli anni 2003 e 2004, riportavano che i lavoratori avevano manipolato l’amianto in misura irrilevante, per cui tale sostanza non poteva aver causato eventuali danni alla salute.
Per questo motivo, in Sardegna, anche le richieste della rendita al superstite (sottostante al limite temporale di 3 anni e 150 gg) e le malattie professionali oncologiche tabellate e non derivanti dall’esposizione all’amianto, non vengono riconosciute dall’Inail territoriale, mentre in Basilicata si.Nell’incontro è stata evidenziata la necessità di rimuovere la pregiudiziale presente nelle relazioni Contarp-Inail della Sardegna, per rendere giustizia ai lavoratori ed alle vedove sarde.
Poiché i lavoratori sardi dei siti industriali Anic/EniChem/Syndial – Montefibre di Ottana -NU e Syndial di Assemini -CA ex esposti non possono ottenere i benefici previdenziali previsti dall’art. 13, comma 8, della legge 257/92 in quanto le domande sono decadute; si ritiene indispensabile che vengano predisposte tutte le misure funzionali alla emanazione di un nuovo atto di indirizzo o all’estensione degli atti di indirizzo esistenti, superando ogni previsione legislativa di decadenza, prevista per il rilascio delle certificazioni di esposizione.L’articolo 10 della L. 257-92 impone a tutte le regioni l’obbligo di avviare a sorveglianza sanitaria i lavoratori ex esposti, perché questo non avviene in Sardegna?
La vasta letteratura medico-scientifica ci dice che le conseguenze derivanti dalla esposizione all’amianto, possono emergere anche dopo 40 anni possono causare la morte di coloro che hanno dedicato la propria vita al lavoro per poter vivere meglio, non per morire.La patologia più comune tra tutti coloro che sono stati esposti all’amianto nelle industrie è quella del CA ai polmoni, per cui esiste la diagnosi precoce. Molti di questi decessi prematuri sono dovuti a diagnosi tardive ed imprecise, per questo abbiamo sempre ritenuto e riteniamo che la Sorveglianza Sanitaria obbligatoria per tutti i lavoratori ex esposti, debba avere come primo obiettivo la riduzione di mortalità e la promozione della diagnosi precoce che sono validi elementi di una concreta prevenzione.
Il numero dei decessi in Sardegna evidenzia incontrovertibilmente che si tratta di una vicenda estremamente importante che non ha ancora raggiunto l’apice che dovrebbe manifestarsi tra il 2020 e il 2030.La sorveglianza deve essere idonea alla verifica delle lesioni, anche allo stato fibroso e alla diagnosi precoce del CA del polmone soprattutto dove si registra anche la presenza di altre sostanze pericolose che incrementano l’effetto cancerogenico dell’amianto.
Molti di questi decessi prematuri sono dovuti a diagnosi tardive ed imprecise, per questo abbiamo si ritiene che la Sorveglianza Sanitaria sia obbligatoria per tutti i lavoratori ex esposti, in modo da avere come primo obiettivo la riduzione della mortalità e la diagnosi precoce, validi elementi per una concreta prevenzione.
In siti industriali simili a quelli di Ottana e di Assemini, ex ANIC/ EniChem di Pisticci e Liquichimica di Ferrandina, in Basilicata, la maggior parte degli ex lavoratori è da diversi anni sottoposta ad uno screening sanitario idoneo alla diagnosi precoce del CA polmonare; questo screening ha evidenziato la presenza di diverse patologie oncologiche e lesioni asbesto correlate in diverse centinaia di ex esposti.
Nell’U.O. della medicina del lavoro di Matera, sono sottoposti a sorveglianza sanitaria ca. 2300 ex esposti, lo screening sanitario è operativo ed attivo solo per i ca. 500 lavoratori riconosciuti ex esposti dall’Inail, l’associazione AIEA VBA è stata il veicolo principale per inoltrare le richieste di sorveglianza sanitaria passiva; in fase precoce sono stati riscontrati più di 37 CA polmonari, di questi, oltre 34 vivono in buone condizioni di salute senza essere stati sottoposti a terapia oncologica.Ecco perché, la principale preoccupazione è quella di estendere quanto più possibile la sorveglianza sanitaria che si è dimostrata estremamente importante non solo per la sopravvivenza dei lavoratori ma anche per la loro qualità della vita.
Il sindaco di Ottana ha illustrato l’esigenza di dichiarare il Sito industriale di Ottana –NU, attualmente sito di interesse regionale, “Sito di interesse nazionale” onde facilitare la bonifica di tutto il territorio.
Rendita al superstite. L’attuale prescrizione presente nel quadro normativo riportato dalla Direzione Centrale Prestazioni “Ufficio I” prot. N. 7187 / bis del 28/11/2005 determina per gli eredi la seguente perdita:
• Assegno spese funerale
• Rendita al superstite
• Quota Fondo vittime amianto
• Beneficio previdenziale
• Sostenibilità per la rivendicazione dei danni differenziali a carico delle aziende.
Nonostante, già prima del 2005, i giudici di legittimità, nell’affrontare la decorrenza della prescrizione e delle prestazioni per la rendita ai superstiti, hanno sancito che la decorrenza della prescrizione deve iniziare allo scadere di “3 anni e 150 gg dall’avvenuta dimostrabile conoscenza o l’oggettiva conoscibilità, da parte dei superstiti” della causa di morte, l’INAIL puntualmente continua a rigettare la richiesta di rendita al superstite.
Nella realtà nazionale italiana, il grado di conoscenza coincide con la sofferenza dei congiunti di coloro che sono stati colpiti da gravi patologie oncologiche asbesto-correlate, si ritiene pertanto necessario ed indispensabile rivedere i termini della prescrizione a meno chè la causa lavorativa del decesso non sia riportata esplicitamente nei referti rilasciati dagli specialisti che si prendono cura dei pazienti. Per questa ragione si ritiene che il familiare sopravvissuto possa essere considerato conoscente della causa lavorativa del decesso solamente quando questa è espressamente riportata negli atti medici.
Pertanto il superamento della attuale prescrizione è un obiettivo non eludibile.
Sono stati presentati documenti relativi agli esposti denunciati depositati presso la Procura della Repubblica di Matera, di Nuoro e di Cagliari, è stato consegnato anche il servizio inchiesta prodotto dalla “Nuova TV” Basilicata sui siti industriali chimici della Val Basento e del sito Materit che produceva manufatti in cemento amianto.
Infine, è stato richiesto un intervento presso l’INPS nazionale affinché venga corrisposto agli eredi quanto riconosciuto dal giudice a favore dell’ex esposto deceduto durante l’iter giudiziario.
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LANCIO ANSA
“Abbiamo presentato alla Boldrini una proposta di atto di indirizzo ministeriale per estendere anche all’industria sarda i benefici previdenziali delle zone esposte all’amianto, al pari delle industrie di Porto Marghera e Ravenna – ha spiegato Sabina Contu – Abbiamo manifestato l’esigenza di uno studio epidemiologico e di fare di Ottana un sito di interesse nazionale per le bonifiche.”
“Portare le nostre vertenze all’attenzione della Presidente Boldrini è stato importante perchè avvicina le istituzioni alle lotte che ogni giorno conduciamo sul campo per rivendicare i diritti degli ex esposti e quelli dei familiari vittime dell’amianto che troppo spesso subiscono delle discriminazioni e delle ingiustizie sul fronte del riconoscimento della malattia professionale dei propri cari” ha dichiarato Maura Crudeli, Presidente Aiea.
La battaglia dei lavoratori sardi di Ottana vittime di amianto
La presidente della Camera si è dimostrata molto sensibile al tema e ci ha spiegato che si attiverà fin da oggi con una lettera ai ministri del Lavoro, dell’Ambiente e della Salute ma anche al governatore Pigliaru, affinché presenti ai vari ministeri la documentazione necessaria”. “Oggi – ha chiarito l’esponente dell’Aiea – siamo arrivati alla terza carica dello Stato e possiamo dire che la battaglia, a un anno dalla presentazione dell’esposto in Procura a Nuoro per omicidio e disastro colposo, sia arrivata a una svolta”.
Soddisfatti anche i sindaci. “Abbiamo illustrato alla presidente l’esigenza di procedere a un censimento dei residui di amianto e di materiale nocivo presente nell’area di Ottana – ha sottolineato il primo cittadino Franco Saba – E’ necessario poi procedere con uno screening polmonare non solo per i lavoratori ma i tutti i residenti di Ottana e del circondario”.
Rai 3 Sardegna – “Buongiorno Regione, approfondimento rubrica ambiente” servizio realizzato dalla giornalista Barbara Romano sull’incontro delle vedove e dall’ AIEA con la Presidente della camera Laura Boldrini.
“E’ stato un incontro importante – ha confermato il deputato Michele Piras – una ulteriore e autorevole voce alla battaglia che stiamo conducendo da tempo. Ottana può essere una bandiera per la riapertura nazionale del caso amianto”. “Stiamo lavorando perché venga aperto un tavolo tecnico sull’amianto – ha annunciato Daniela Forma – L’assessorato regionale all’Ambiente sta istruendo la pratica perché Ottana diventi sito di interesse nazionale per le bonifiche. Miriamo a un’azione più incisiva per portare a casa il risultato”.
Il vicepresidente Mario Murgia, presente anch’esso con una delegazione di vedove della Basilicata, ha sollevato la questione delle vedove finora escluse da ogni forma risarcitoria e la necessità di un impegno serio da parte del governo di intervenire per fare chiarezza sulla prescrizione del riconoscimento della “rendita superstite” che l’Inail puntualmente rigetta.
Servizio televisivo realizzato dalla giornalista Barbara Romano sull’incontro delle vedove e la delegazione AIEA con la presidente della Camera, on.le Laura Boldrini, andato in onda alle 07:30 del 30/01/2017,
rubrica ambiente al 7’ e 40”
Si allega l’intervento di Francesco Tolu ex lavoratore dello stabilimento Eni di Ottana fatto all’incontro con la Presidente Boldrini.
Onorevole Presidente,
Grazie per averci voluto incontrare e per il tempo che ci sta dedicando, questa non è una manifestazione di protesta, siamo qui per rendere pubblico il dolore e la sofferenza di una parte, una piccola parte del nostro paese che da anni sta subendo una grande discriminazione.Conoscendo la sua sensibilità vogliamo condividere con lei alcune considerazioni.
Qui con noi ci sono solo alcune vittime di questa ingiustizia. Nessuno di noi poteva prevedere quanto sta avvenendo nei nostri paesi e tra la nostra gente. Assistiamo impotenti, a una tragedia che nel corso degli ultimi mesi sta creando sofferenza, dolore e morte e la dimensione è davvero preoccupante.Siamo qui per sottoporre alla sua attenzione ciò che in tanti hanno cercato di ammantare, siamo qui per dar voce a chi non ha più voce.
La mia è la testimonianza di uno fortunato, per adesso, che ancora può raccontare, nonostante mi abbiano diagnosticato la presenza di una percentuale di asbestosi nei polmoni, ciò che realmente è avvenuto all’interno di quella che un tempo veniva definita da tutta la stampa che conta, una cattedrale nel deserto.E’ vero, era conosciuta cosi anche nella stessa isola, che lei conosce bene, ma non si andava a pregare, si andava per lavorare, ora è triste dirlo ma ha preso un altro nome, dopo 40 anni di attività è conosciuta come la fabbrica dei veleni e della morte.
Conoscevo e per quasi 40 anni ho lavorato a contatto con molti dei mariti delle vedove qui presenti e di tanti altri ancora che pur non essendo qui rappresentati, sono sempre nei nostri pensieri e mai dimenticheremo.Per anni ho condiviso con loro un’esperienza straordinaria e allo stesso tempo indimenticabile, che solo l’industria può darti, in quanto centro di battaglie politiche e sindacali oltre che di lavoro. In tutti noi ha lasciato segni di grande valore politico e umano e in cima a questi uno è l’elemento col quale siamo passati dalla giovinezza alla maturità, la solidarietà.Da qui parte la nostra battaglia, la rivendicazione di giustizia che stiamo portando avanti è finalizzata a dare risposte alle persone che vivono il dramma della perdita del loro caro, vittima del lavoro e dei veleni che ha respirato, a quei lavoratori che colpiti dalla malattia vivono una sorta di calvario da un ospedale all’ altro.
L’immagine di Giovanni Maria Cinellu nell’intervista rilasciata a Videolina il 26 Novembre, in cui con grande dignità rende pubblica la sua malattia è un grande esempio di dignità e di valore umano straordinario. Lui, pure colpito in modo grave, pur sapendo, in quanto detto dai medici, che ormai si avvia verso la fine, colpito da cinque tumori e sottoposto a cicli interminabili di chemioterapia, ha voluto essere presente alla nostra ultima iniziativa per incoraggiarci in questo percorso. Uno che ormai non ha più nulla da perdere perché sta perdendo anche la vita, ci dice ad alta voce: andate avanti per me e per gli altri.
Che cos’è questa se non la manifestazione più alta di una solidarietà senza nessun fine se non l’interesse per i suoi compagni di lavoro?Ho visto compagni di lavoro morire, sopraffatti da indescrivibili sofferenze, penso al mio amico e collega Luigi Chessa, il primo caso, morto a 54 anni di Mesotelioma pleurico, riconosciuto nel 1994 e morto nel 1996. Il primo caso in cui venne riconosciuta la malattia professionale.Gli ultimi mesi di vita erano stati una sorta di calvario.
Non posso e non dimenticherò mai quei giorni, per la prima volta nella mia vita capii il significato di calvario e toccai con mano la sofferenza. Mi bastava guardarlo negli occhi, mi parlava e non riuscivo più a capire cosa volesse dirmi, erano parole spezzate, incomprensibili, perché ormai il male aveva attaccato inesorabilmente anche il cervello, non si rendeva più conto di ciò, ma gli occhi parlavano per lui e io annuivo dicendogli di stare tranquillo che ci saremo visti l’indomani, fini cosi, quel domani non arrivò mai più.
Eravamo solo al primo caso, poi piano, piano iniziano a venire fuori nuovi casi, nomi molto diversi, tipo carcinoma polmonare, carcinoma laringeo, linfoma di non HODGKIN e tanti altri ancora, il risultato pur cambiando i nomi era sempre lo stesso, i decessi piano piano iniziano ad essere denunciati e dal silenzio si passa alla manifestazione gridata di quanto sta emergendo.
Il tumore nelle diverse forme, chiamato dalle nostre parti volgarmente cancro, è visto ancora quasi come una vergogna, tante vero che quasi si evita di pronunciare la parola stessa e spesso si dice ancora , quel male, quasi che chi lo subisce in qualche modo ne sia l’artefice e allo stesso tempo responsabile.Abbiamo faticato a convincere e a sensibilizzare la nostra gente ma alla fine oggi se ne parla, con meno riserbo pur con profondo e giustificato dolore.
L’altro aspetto che volevo porre alla vostra attenzione è l’ingiustizia e la discriminazione che stiamo subendo, ai lavoratori di Ottana è stato negato un diritto previsto da una legge dello stato la 257 del 1992, cosa che invece è stato riconosciuto in tanti altri stabilimenti analoghi a quello di Ottana, come Brindisi, Ravenna, Marghera e lo stabilimento d Pisticci gemello al nostro.
L’amianto che veniva manipolato dai lavoratori di Ottana era identico a quello degli altri stabilimenti che prima richiamavo, con una sola variante, ad Ottana l’INAIl attraverso la CONTARP, Uffici dell’INAIL deputati all’accertamento tecnico, certificavano che l’amianto c’era ma era insufficiente.
L’ aspetto più grave di quella relazione parte dalla data stessa 5 settembre 2003, ossia 11 anni dopo l’entrata in vigore della legge stessa.
Il contenuto invece è un cumulo di cose non vere, scritte solo per dimostrare che ad Ottana i lavoratori non erano stati esposti alle percentuali stabilite per legge.
In quella relazione si afferma : Non risultano essersi mai manifestati casi di asbestosi tra i dipendenti o gli ex dipendenti S.p.A. di Ottana. Questa affermazione è emblematica dell’impostazione stessa della relazione, finalizzata ad un unico obiettivo, negare e minimizzare la presenza dell’amianto e dell’esposizione dei lavoratori. Basterebbe dire che Luigi Chessa mori sei anni prima.
Potrei ricordare tutta una serie di contraddizioni e occultazioni presenti nella relazione stessa ma sarebbe troppo lungo elencare tutti questi dati, però posso dire che noi siamo in possesso di una copia degli ordini effettuati negli anni 87- 88-89 di materiali contenenti amianto.
Per darvi un idea nel 1987 venivano Acquistate 15.775 guarnizioni, nel 1988 10.420, nel 1989 23.460.
Altro dato a sostegno della presenza notevole dell’amianto risulta dai 21 piani di bonifica certificati dalla stessa ASL di Nuoro e dalle 140 Tonnellate di amianto conferite nelle diverse discariche. Infine elemento determinante è dato dal fatto che gran parte degli impianti sono stati bonificati in fase di demolizione degli impianti stessi, ossia, negli anni 2000 e alcuni nel 2003, di fatto 10 anni dopo l’entrata in vigore della 257/92.
Sono passati 25 anni e ci accingiamo ai livelli in cui l’esposizione all’amianto si manifesta nei modi che ormai tutti noi conosciamo, a volte i tempi tra il manifestarsi e la fine sono talmente veloci che a detta dei familiari, la diagnosi non sempre si riesce a stabilirla durante questa fase perché il decesso sopraggiunge prima.
Certo non è una grande consolazione pensare di essere morti nell’esercizio del proprio dovere perché di questo si tratta, a volte mi viene davvero il dubbio se sono morti per questo o invece se sono stati uccisi nell’esercizio del proprio dovere. Una cosa però è certa sono morti !
In questi 25 anni abbiamo bussato in modo civile e democratico a tutte le porte, la giornata di oggi potrebbe diventare un momento importante se riuscissimo, con il supporto dell’istituzione che lei rappresenta, a dare una risposta certa a queste vedove e a tutte le vedove che oggi non sono qui e ai lavoratori colpiti da questo veleno, respirato durante la loro vita lavorativa.
Quella brutta pagina scritta dai dirigenti dell’ INAIl della Sardegna umilia profondamente noi e allo stesso tempo getta discredito sull’organismo stesso che essi rappresentano.
Diritti negati, ingiustizia, discriminazione vorremmo che restassero un brutto ricordo nella nostra esperienza di vita e di lavoro, se partendo da qui riuscissimo a fare un passo avanti per tutelare i diritti, che in un paese normale dovrebbero essere uguali e garantiti per tutti, indipendentemente dalla regione e dal comune di provenienza. Vorremo poter dire che alzarsi alle 4 del mattino e sfidare le strade ghiacciate per essere qui oggi è stato un grande sacrificio, ma ne valeva davvero la pena. Grazie per averci dato questa opportunità.