FIOCCO DI LANA, INNO DI DENUNCIA CONTRO L’INQUINAMENTO D’AMIANTO
28/04/2019AIEA E CNA ALLA MARATONA PATTO PER LA SALUTE
17/07/2019CONVEGNO MD SALUTE E SICUREZZA A RIONE TAMBURI A TARANTO
CONTRIBUTO AL CONVEGNO
“Salute sicurezza luoghi di lavoro e di vita” Rione Tamburi 13 aprile 2019 Taranto
20190413- AIEA VBA _ contributo al convegno Taranto
“Dignità e Giustizia per le vittime dell’amianto, l’importanza della sorveglianza sanitaria”
a cura di Mario Murgia
Associazione Italiana Esposti Amianto AIEA VBA
A Valle della 257/92, uno studio ha assegnato all’Italia un potenziale di 680mila esposti all’amianto, recentemente in Commissione Lavoro, l’INAIL ha messo in evidenza un potenziale di ex esposti ed esposti a tale sostanza pari a circa 600mila persone. In questi anni sono circa 80 mila le persone decedute, maggiormente mi preme sottolineare che a fronte di questo numero, non penso siano più di 30mila le persone sottoposte a “SORVEGLIANZA SANITARIA” nel rispetto dell’articolo 10 della 257/92. E questo rappresenta l’attenzione che il governo italiano, maggior utilizzatore di amianto nella Comunità Europea, pone nei riguardi dei lavoratori che sono stati esposti per tanti anni. La cosa grave è la mancata applicazione della sorveglianza sanitaria che è indispensabile per salvaguardare la salute degli ex esposti e per una diagnosi precoce del carcinoma al polmone, come precedentemente ha messo in evidenza il dr Portaluri.
Essa salva la vita umana e quindi se vogliamo considerare i costi rispetto ai benefici si può tranquillamente affermare che i costi, relativi alla sorveglianza sanitaria, sono di gran lunga inferiori rispetto al costo sostenuto per vari esami, interventi e terapie oncologiche. Quando noi abbiamo portato avanti il protocollo di sorveglianza sanitaria attualmente in vigore nella regione Basilicata, a sostegno della richiesta, abbiamo redatto un elenco di lavoratori dei quali la maggior parte è deceduta a causa di adenocarcinoma polmonare. Sto parlando dei lavoratori esposti nella provincia di Matera, siti industriali del basso Basento e della collina materana: 7.000 dipendenti, compresi impiegati e segretarie d’ufficio. Tale numero si ridurrebbe a 5.000 qualora prendessimo in considerazione quelli più strettamente esposti; oggi, sono sottoposti a sorveglianza sanitaria oltre 2.500 ex esposti, quindi, se vogliamo, il 50% di quei lavoratori sono avviati a sorveglianza sanitaria che prevede uno screening per la diagnosi precoce del carcinoma polmonare.
Per sentito dire la U. O. Medicina del lavoro di Matera, ad oggi, avrebbe certificato oltre 300 richieste di malattie professionali, a cui andrebbero sommate circa 160 patologie diagnosticate dai medici convenzionati AIEA e da altri professionisti. Noi, come associazione, abbiamo una banca dati di oltre 570 persone affette da patologie oncologiche e non, di questi, oltre 270 persone sono decedute, molti non hanno raggiunto i 70 anni di età. La maggior parte lavoravano nello stabilimento di Pisticci Scalo (3000 persone dirette e 2000 indirette), abbiamo registrato 12 casi di mesotelioma pleurico, circa 80 casi di carcinomi polmonari, oltre 50 casi di asbestosi/ fibrosi polmonare ed un centinaio di casi di placche pleuriche. I risultati della sorveglianza sanitaria hanno evidenziato concretamente che nell’ambiente di lavoro vi era una presenza massiccia di amianto, questa è la causa delle patologie asbesto-correlate che hanno colpito i dipendenti consentendo loro di ottenere la certificazione all’esposizione ai sensi del comma 7, art. 13 della 257/92, certificazione necessaria per usufruire del risarcimento previdenziale previsto dalla stessa legge.
Risarcimento dovuto perché è scientificamente provato che l’esposizione all’asbesto riduce la aspettativa di vita di sette anni; da evidenziare, in primis, che l’INAIL ha riconosciuto esposti all’amianto, in via amministrativa, circa 600 lavoratori, quando l’INAIL ha bloccato il riconoscimento, siamo stati costretti ad adire le azioni legali ed abbiamo portato a sentenza ulteriori 650 persone. L’aspetto più importante e fondamentale è rappresentato dalla sorveglianza sanitaria che ha permesso di far emergere altre patologie oltre a quelle collegate direttamente all’amianto. Ricordo che nel 2005, prima dei convegni da noi organizzati per sostenere l’importanza della sorveglianza sanitaria, la Basilicata era considerata un’isola felice. All’Associazione AIEA si sono avvicinate decine e decine di vedove e tanti lavoratori affetti da varie patologie, noi abbiamo stimolato i medici a compilare le richieste di malattie professionali, di conseguenza la regione Basilicata, per anni, ha avuto il più alto percentile di malattie professionali. Dico questo perché ci siamo calati nella realtà oggettiva ed abbiamo cercato di essere pragmatici aiutando complessivamente oltre 800 famiglie. L’aspetto più importante è che la sorveglianza sanitaria utilizzando la TC ad alta risoluzione e basso dosaggio riesce ad individuare dei noduli, 4 – 5 mm, che potrebbero essere potenziali carcinomi polmonari di piccole dimensioni, la cui eventuale crescita e conformazione viene seguita puntualmente e quando essi arrivano a 9 mm la Medicina del Lavoro indirizza il paziente verso una visita oncologica.
Molti lavoratori vengono anche qui a Taranto per essere sottoposti ad intervento chirurgico. Nei circa 40 casi di adenocarcinoma l’intervento è stato fatto in toracoscopica che è una tecnica mini-invasiva. Di quelli operati con questa tecnica ci sono persone che hanno raggiunto oltre 16 anni di vita senza chemioterapia. E’ scientificamente provato che l’asbestosi polmonare è una malattia respiratoria cronica provocata dall’amianto. Ha un decorso progressivo con continui peggioramenti e spesso degenera in tumore polmonare o mesotelioma pleurico. Può provocare anche complicazioni cardiocircolatorie. E’ importante evidenziare che lavoratori ex esposti, affetti da lesioni-asbestosiche, qualora non manifestino alcun peggioramento diagnostico possono essere sottoposti a nuovo controllo dopo un periodo di tempo anche di 2 anni; nel frattempo potrebbe verificarsi un peggioramento imprevisto con l’aggravarsi delle lesioni ed il verificarsi anche del mesotelioma. Inoltre, dobbiamo dire che nell’ambito della stessa sorveglianza sanitaria si sono verificati due casi di “falso negativo” per queste ragioni è stato presentato un progetto chiamato “Progetto BasimiRNA per l’impiego di MicroRNA nel follow up delle lesioni polmonari TAC low-dose documentate in soggetti ex esposti professionalmente ad amianto”.
Questo studio ha creato interesse nell’Istituto Superiore di Sanità, noi speriamo che se il progetto fosse attuato a Matera, la più numerosa coorte di lavoratori ex esposti in Italia con una esperienza quasi ventennale, potrebbe essere molto significativo ed utile alla stessa sorveglianza sanitaria. Il progetto ha l’obiettivo di: valutare l’andamento dei miRNA nelle lesioni asbesto correlate benigne e maligne; identificare in fase precoce tumori polmonari e mesoteliomi pleurici; allungare gli intervalli di screening radiologico e favorire un notevole risparmio sull’attuale spesa sanitaria. L’analisi di espressione dei miRNA potrebbe rappresentare un test di prima linea per individuare i soggetti che necessitano di TC low dose per confermare la diagnosi. Il progetto relativo alle MicroRNA non è andato avanti a causa delle note vicende della sanità in Basilicata, ci auguriamo che le nuove istituzioni diano uno sbocco opportuno a questa proposta dell’U.O. Medicina del Lavoro di Matera. Tutta questa premessa mi serve per poter parlare della Regione Puglia che è stata una delle prime 5 regioni d’Italia ad avere il Registro Nazionale dei Mesoteliomi, in Puglia pur essendoci tanti insediamenti industriali dove è stato utilizzato l’amianto, non esiste la Sorveglianza Sanitaria attiva, non esiste un controllo sistematico degli ex esposti e degli esposti, esiste solo la sorveglianza sanitaria passiva, cioè quella richiesta dal medico curante del lavoratore, impegnativa medica che prevede il pagamento del ticket. Sinceramente questo è grave, ho avuto modo di parlare con ex lavoratori dell’ILVA a cui era stata diagnostica e riconosciuta la malattia professionale per asbestosi con inabilità del 6% molti anni fa, gli stessi mi hanno riferito di non essere mai stati richiamati a controllo.
Il sottoscritto pur non avendo competenze mediche ha riscontrato in essi un malessere evidente, questo è gravissimo, è vergognoso, noi a Matera come Associazione seguiamo i casi, registriamo i referti medici, inseriamo i dati nella nostra banca- dati e quando notiamo che qualcosa non va ci attiviamo sia con la Medicina del Lavoro che con i nostri referenti per valutare la sussistenza di una richiesta malattia professionale o eventuale aggravamento di malattia professionale già riconosciuta. Qualora emerge l’esigenza di ulteriori approfondimenti ci rivolgiamo anche alla Policlinico di Bari. Alla luce degli interventi che mi hanno preceduto chiedo che cosa si può fare concretamente affinché il protocollo di sorveglianza sanitaria della Regione Puglia diventi attivo non solo nell’interesse dei cittadini ma anche perché è dimostrato che la diagnosi precoce del carcinoma al polmone salva la vita umana. Ed inoltre mi chiedo se l’ex ILVA di Taranto risulta essere un punto strategico per il Governo italiano, perché non chiedere l’istituzione di un Fondo specifico per le vittime ed i decessi dovuti alle patologie e alle malattie causate dallo stesso sito industriale?
Se riteniamo giusto è corretto il principio secondo cui “Chi inquina paga” e che non è corretto far pagare ad altri la bonifica di un territorio inquinato dall’ex ILVA, sarebbe giusto imporre alla stessa Società oltre al pagamento delle spese di bonifica, anche della Sorveglianza Sanitaria specifica all’individuazione delle malattie e delle patologie derivanti dall’inquinamento tra i dipendenti e tra i cittadini residenti nelle aree definite a rischio. In questa sede abbiamo ascoltato i risultati di molti studi epidemiologici riguardanti Taranto e dintorni, tutti evidenziano le patologie presenti, io insisto nell’invitare la Regione Puglia a rendere attiva la Sorveglianza Sanitaria, nello stesso tempo faccio presente che la Regione Basilicata pur contando la più numerosa coorte di ex esposti a sorveglianza sanitaria, oltre 12.000 HRCT, e tante vite umane salvate, non ha mai prodotto uno studio che rispetti i canoni del metodo scientifico che potrebbe essere di fondamentale importanza anche per la comunità scientifica nazionale come la recente pubblicazione della ricerca “Esposti all’amianto: screening con Tac spirale dimezza la mortalità per cancro al polmone “ dell’epidemiologo Fabio Barbone, dell’oncologo Gianpiero Fasola e di altri nove esperti pubblicata sull’International Journal of Epidemiology. Lo studio, che aveva coinvolto mille persone esposte all’amianto iscritte al “Programma di sorveglianza sulla salute professionale di Monfalcone” e residenti in Friuli Venezia Giulia, ha dimostrato che lo screening con tac spirale identificava un certo numero di tumori polmonari in stadio iniziale, potenzialmente guaribili.
MARIO MURGIA