AMIANTO ALLA SCALA: LUGLIO SI TORNA IN AULA
10/06/2020BOLLETTINO AIEA 2019
12/06/2020FIBRE D’AMIANTO NEL TALCO JOHNSON’S BABY POWDER?
“Ci auguriamo che in tempi rapidi venga fatta una azione preventiva di verifica e controllo, coordinata dal Ministero della Salute, sulla eventuale presenza di amianto nella polvere di talco esportata dalla Johnson & Johnson (J&J) nel nostro Paese: ci sono notizie allarmanti che arrivano dagli USA e dal Canada dove la J&J ha deciso di sospenderne la distribuzione il 19 maggio scorso, per la crisi delle vendite, dovute non tanto alla pandemia, quanto alle innumerevoli cause in corso e a condanne di risarcimento per svariati miliardi di dollari ottenuti da donne colpite da gravi patologie, dovute all’uso di quella polvere”, è quanto hanno chiesto in una lettera al Ministro della Salute Roberto Speranza, le associazioni vittime dell’amianto rappresentate da Maura Crudeli ed Enzo Ferrara, Associazione Italiana Esposti Amianto-AIEA, Fulvio Aurora, Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute-MD e Giuliana Busto, Associazione Familiari e Vittime Amianto-AFEVA.
La Johnson & Johnson (J&J), come è noto, è la più grande multinazionale di prodotti sanitari al mondo e il suo prodotto di maggior successo è la polvere di talco per l’infanzia Johnson’s Baby Powder, commercializzata da tempo anche nel nostro Paese: secondo il New York Times nei soli Stati Uniti J&J ha ricevuto 19.400 richieste di risarcimento prevalentemente da donne, ma non solo, vittime di tumore alle ovaie o di mesotelioma, dopo aver usato polvere di talco. Già dagli anni ’70 ricercatori indipendenti denunciarono la contaminazione di amianto nel talco in commercio mentre l’industria l’ha sempre negata. Negli ultimi anni una svolta cruciale: sono infatti molte le cause vinte dalle vittime, dopo la dimostrazione della presenza di amianto nei prodotti a base talco venduti in Nord America.
“Fra i tanti esempi – riferiscono i rappresentanti delle tre associazioni – citiamo il caso di St. Louis nel Missouri, dove nel luglio 2018 la J&J è stata condannata a pagare 4.7 miliardi di dollari per le spese mediche e sanitarie e per i danni fisici e morali sofferti da 22 donne per l’uso di talco, con il riconoscimento anche di aggravanti a carico dell’industria. E ancora, la decisione del luglio 2019, con cui il Dipartimento di Giustizia statunitense ha avviato un’indagine per stabilire se la J&J ha intenzionalmente nascosto la presenza di amianto nella sua polvere di talco. Tuttavia la multinazionale, interpellata dalle tre associazioni italiane, risponde confermando la sicurezza dei propri prodotti.
È nota da tempo la presenza di amianto nel talco, in quanto prodotto dalla frantumazione di materiali estratti in miniera e nei suoi depositi lo si trova anche insieme a rocce di serpentino, amiantifere: in Italia, infatti, già nel 1984 un’analisi di prodotti commerciali contenenti talco, condotta da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità con la microscopia elettronica, ha trovato amianto in 6 campioni sui 14 considerati, con percentuali in massa variabili dallo 0.03 % allo 0.13% in quattro, e dal 18 % al 22% in altri due campioni. Risultati simili sono stati confermati in Francia da uno studio dell’ANSES, Aence Nationale de Sécurité Sanitaire de l’Alimentation, de l’Environnement et du T ravail, del 2012.
“Quindi chiediamo – sostengono le tre associazioni – al ministro Speranza che avvii al più presto una indagine per la verifica della presenza di amianto nel talco in commercio con la tecnologia TEM, basata sulla microscopia elettronica a trasmissione, che rende possibile l’individuazione di fibre di amianto invisibili ai metodi meno sensibili come la microscopia ottica, la diffrazione di raggi-X e la spettroscopia nell’infrarosso, anacronisticamente ancora raccomandate dalla Farmacopea Europea”.
AIEA ODV Enzo Ferrara, cell 339 8555744