MEDICINA DEMOCRATICA A TARANTO : PRESENTAZIONE DELLO SPORTELLO SALUTE
12/03/2020APPELLO DI AIEA SARDEGNA PER EMERGENZA COVID-19
26/03/2020APPELLO DI MEDICINA DEMOCRATICA PER EMERGENZA COVID-19
Appello di Medicina Democratica: oltre l’emergenza, necessaria una svolta decisiva nella gestione
della sanità pubblica in Italia. Profondo cordoglio per i medici deceduti, vittime del lavoro.
” Esprimiamo il nostro più profondo cordoglio e vicinanza ai familiari dei medici, 20 purtroppo a
ieri, deceduti per l’epidemia del coronavirus Covid-19 -ha dichiarato Marco Caldiroli, presidente
Nazionale di Medicina Democratica- si tratta di vittime del lavoro, una vera e propria strage di
persone impegnate, oltre ogni limite, contro un temibile nemico, senza le necessarie misure di
protezione, così come accade in troppi luoghi di lavoro. Una strage a cui occorre porre argine con
ogni mezzo: è salito ormai al 10% il numero degli operatori sanitari sul totale dei contagiati
complessivi, 59.138, di cui 46.638 positivi, fra cui anche nostri associati. A loro va la nostra
solidarietà e la nostra più profonda riconoscenza per quanto hanno fatto. Ciò che è accaduto, certo,
è’ stato un evento imprevisto, ma non imprevedibile!”
Per questo, Medicina Democratica, da oltre 40 anni impegnata nella difesa della salute dei
lavoratori e dell’ambiente, lancia un forte appello e una mobilitazione affinché questa immane
tragedia sia l’occasione per imprimere una svolta decisiva nella gestione della salute in Italia:
“L’epidemia di coronavirus ha di fatto “slatentizzato” le carenze del sistema sanitario pubblico, da
tempo da noi denunciate – ha aggiunto Marco Caldiroli- dovute alla politica bipartisan, applicata da
decenni, di definanziamento e tagli al SSN, le cui conseguenze ora tocchiamo tragicamente con
mano”.
Fra il 2010 e il 2019 il SSN “ha perso” 45.000 posti letto e 43.386 dipendenti, di cui 7.625 i
medici e 12.556 infermieri: questo è i risultato del definanziamento del SSN cumulato in questo
decennio, pari a 37 miliardi di euro. Carenze e inadeguatezze strutturali, chiusura di reparti e/o
ospedali pubblici, gravi carenze strumentali, completano il quadro. Si tratta di dati spaventosi,
elaborati da Medicina Democratica su dati Fondazione GIMBE e Istituto di Ricerca NEBO.
“Siamo consapevoli di tutto ciò – ha aggiunto Marco Caldiroli- e per questo siamo infinitamente
grati a quanti, negli ospedali e nelle strutture pubbliche si stanno adoperando per salvare vite
umane, oltre ogni limite, nonostante le gravi carenze e inadeguatezze”.
Occorre, quindi, necessariamente invertire la rotta intrapresa, in particolare, con le diverse forme
di “sanità integrativa”, incluso il cosiddetto “welfare aziendale” e la cosiddetta “autonomia
regionale differenziata”.
“Medicina Democratica – ha sottolineato Caldiroli- ritiene, infatti, indispensabile, salvaguardare un
Servizio Sanitario Nazionale, fondato sull’art. 32 della Costituzione e sui principi ed obiettivi
universalistici, stabiliti dalla Legge istitutiva, la 833/1978. E’ necessario far sì che ogni spesa in
campo sanitario diventi un vero investimento sulla salute collettiva, recuperando le risorse a partire
dalla riduzione delle spese militari” : occorre dotare il SSN di un finanziamento adeguato, a livello
almeno dei Paesi più avanzati dell’OCSE, con l’obiettivo di adeguare la dotazione di personale e
portare il numero di posti letto dagli attuali 3 per mille abitanti ( es. Lombardia) a 8 per 1.000,
garantendo nel contempo una modulazione congrua dei posti letto in terapia intensiva”.
Medicina Democratica ritiene inoltre che si debba agire su questi punti chiave: eliminare le forme di
prestazioni “intramoenia” nel servizio pubblico; potenziare il ruolo dei medici di base; realizzare
una rete di presidi, ospedalieri e sul territorio, in grado di rispondere alle variazioni della domanda;
decentrare la “governance” del sistema ponendola fuori da logiche accentratrici e burocratiche
anche a livello regionale, in cui pochi decidono su tutto; la definizione degli obiettivi deve vedere
la partecipazione delle comunità locali e le rappresentanze popolari; l’attuazione del diritto alla
salute deve essere olistico, ove la persona è intesa nella sua interezza, a partire dalle condizioni di
lavoro, di vita e ambientali per “ricostruire” le dinamiche della malattia, prevenirla e curarla nel
modo giusto.
Questi obiettivi implicano un’ampia iniziativa di lotta per l’eliminazione degli infortuni sul lavoro e
delle malattie professionali, come pure per la bonifica dei territori e degli ambienti di lavoro, per
garantire condizioni di salubrità di vita per tutti, riorganizzando i servizi territoriali di prevenzione,
anch’essi a ranghi sempre più ridotti e con funzioni sempre più formali. Un’altra iniziativa in tal
senso sono le “case della salute”, secondo le migliori esperienze nazionali ed europee, realizzate a
partire dalle proposte (1972) formulate dal Prof. Giulio A. Maccacaro, tra i fondatori di Medicina
Democratica, già direttore dell’Istituto di Biometria e Statistica Medica Università Statale di
Milano .
Bisogna essere consapevoli che l’emergenza COVID-19 è è correlata alla drammatica crisi
ambientale, conseguente un modello economico capitalistico, fondato sul prelievo illimitato di
risorse dal Pianeta, il loro spreco e la produzione sempre maggiore di rifiuti. “Niente- ha
sottolineato Caldiroli- dovrà più esser come negli ultimi decenni, caratterizzati da politiche volte
alla privatizzazione della sanità, con la conseguente contrazione del diritto alla salute! “