PROCESSO CENTRALE TERMOELETTRICA TURBIGO
09/07/2013PROPOSTA DI LEGGE 1353 CAMERA DEI DEPUTATI
18/07/2013La quotidiana esposizione all’amianto dei lavoratori del Petrolchimico Anic di Ravenna ha causato negli anni asbestosi, mesotelioma, placche pleuriche, carcinoma polmonare in almeno 75 casi: è questo il dato su cui la Procura della Repubblica ha imputato 50 ex dirigenti dell’azienda (25 ancora in vita) per omicidio colposo, lesioni colpose e disastro colposo. Proprio il disastro colposo rappresenta la novità di questo ulteriore passaggio della maxi indagine, la prima in assoluto sul territorio ravennate, relativa al cosiddetto amianto killer.
Ad illustrare i particolari della vicenda in una conferenza stampa il sostituto procuratore della Repubblica Dottor Roberto Ceroni e il procuratore facente funzioni Dott. Daniele Barberini. Alle indagini hanno collaborato la Medicina del Lavoro dell’Ausl (il direttore dott. Gianpiero Mancini e le dottoresse Rossella Rambaldi e Sandra Olanda), l’ARPA, nella persona del dottor Marco Canè e il nucleo operativo dei Carabinieri di Ravenna.
L’indagine è partita nel luglio del 2009 su iniziativa della Procura della Repubblica con una richiesta all’Inail dell’elenco delle malattie professionali che si erano manifestate nella provincia di Ravenna e dal quale furono estrapolate le malattie amianto-correlate (o asbesto-correlate), quindi asbestosi, mesotelioma pleurico, carcinoma polmonare.
L’impianto investigativo ha tenuto conto delle linee guida elaborate dalla Procura di Torino, in particolare dal PM Raffaele Guariniello che si è occupato del processo Eternit (processo che a inizio giugno di quest’anno ha visto l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny condannato in appello a 18 anni per disastro doloso).
Quattro gli step seguiti nell’indagine: prima l’accertamento della malattia e la correlazione con l’esposizione all’amianto; poi sono venute le verifiche negli ambienti di lavoro; in terzo luogo è stata fatta la valutazione nesso-causale tra malattia ed esposizione. Infine si è proceduto alla ricostruzione dell’organigramma aziendale nei periodi di lavoro presi in esame con l’individuazione dei responsabili.
Responsabili che sono dirigenti e manager del Petrolchimico, sia nello stabilimento di Ravenna sia nel centro direzionale di Milano, nel periodo dal 1957 al 1985: in tutto 50, in vita ad oggi 25. Come si può immaginare, stante il tempo trascorso, nessuno degli imputati è ancora in servizio.
Dicevamo che la novità è l’accusa, insieme a quella di lesioni colpose e omicidio colposo, di disastro colposo. Il PM ha preso infatti in considerazione l’estensione degli stabilimenti, con circa 25 chilometri di strade interne e il numero di lavoratori, intorno ai 3mila – 3mila e 500, persone quotidianamente esposte a migliaia di tonnellate di amianto: “Un paese, per non dire una piccola cittadina”, ha precisato il dott. Ceroni.
Al momento, su 75 casi, i decessi amianto-correlati, sono già una quarantina (l’ultimo un mese fa). Indagini di questo tipo sono molto lunghe e laboriose anche per il decorso stesso della malattia: i primi sintomi, infatti, si manifestano non prima di 20-25 anni dall’inizio dell’esposizione, fino a 50-60 anni dopo.
Per la provincia di Ravenna si tratta della prima grande indagine di questo tipo: fino ad oggi si erano avuti solo contenziosi civilistico-previdenziali portati avanti dai lavoratori, anche organizzati in gruppi, che richiedevano giusti risarcimenti. Data la certezza della correlazione tra malattia ed amianto è facile che questi contenziosi verrano vinti dalle parti offese. Naturalmente la situazione penale è meno cristallina, perché dimostrare la colpa dei vertici aziendali è affare completamente diverso.
Quindi tempi lunghi per accertare le responsabilità: c’è dunque pericolo di prescrizione del reato? Il Sostituto Procuratore Ceroni spiega che al momento su 75 casi più della metà non corrono questo rischio: la morte da infortuno sul lavoro, come la giurisprudenza considera questi casi, prevede infatti un termine di prescrizione pari a 12 anni e mezzo.
Infine, la questione molto importante dell’attuale pericolosità dell’area: “L’amianto non è stato smaltito tutto e ce ne sono ancora discrete quantità – interviene il dottor Mancini dell’Ausl di Ravenna. “La vera differenza è che oggi le modalità di smaltimento sono ampiamente regolamentate sia da normative specifiche sia dai controlli di Ausl e Arpa”.
A questo si aggiunge una piena consapevolezza da parte di tutti i cittadini dei danni da amianto, consapevolezza che porta numerose segnalazioni da cui derivano controlli puntuali.
Insomma “il pericolo è sotto controllo” ha sintetizzato il dottor Mancini che, incalzato, ha aggiunto: “Un lavoratore del Petrolchimico ora può dirsi tutto sommato tranquillo: naturalmente seguendo le norme stringenti della sicurezza sul lavoro come in tutti i settori”.
Al termine della conferenza stampa, il sostituto procuratore azzarda una data sul processo: “Fra qualche mese. L’udienza preliminare potrebbe essere all’inizio del prossimo anno”.