LUCI E OMBRE DEL NUOVO DDL TESTO UNICO AMIANTO
30/11/2016VERGOGNA AMIANTO:ANCORA UNA VOLTA LA V SEZIONE TRIBUNALE MILANO!!!!
20/12/2016Ancora una volta un’assoluzione perchè il “fatto non sussiste”, ancora una volta un’accusa di disastro ambientale ignorata, delegittimata, ribaltata. Cosa significa “il fatto non sussiste”: significa che non c’era amianto in quella struttura vecchia e fatiscente nonostante il ritrovamento di quasi 4 tonnellate di amianto dopo l’esplosione tra le macerie? Significa che far esplodere il velodromo senza essersi accertarsi prima che ci fossero elementi di amianto ( in matrice sia friabile che compatta) non sia stato un atteggiamento penalmente perseguibile che ha messo a repentaglio la salute di 10.000 cittadini che vivevano allora in prossimità? Significa che nessuno è responsabile di quel fatto e che ora i cittadini romani che si sono costituiti parte civile in questo processo debbano messamente deporre le armi e sperare che quell’esposizione non li abbia in qualche modo danneggiato la salute?
L’ennesima vergogna della giustizia italiana, un altro capitolo doloroso della storia della lotta all’amianto che rammarica sia noi di Aiea Onlus che ci siamo costituiti parte civile in questo processo che altre associazioni e i molti cittadini che hanno creduto in un percorso di rivendicazione del proprio diritto alla salute e del diritto di vivere in un ambiente salubre.
Filippo Russo, ex dirigente di Eur spa e unico imputato per la vicenda dei lavori di abbattimento dell’ex Velodromo di Roma nel quartiere Eur, è stato assolto dall’accusa di disastro ambientale. Lo ha deciso la sesta sezione del Tribunale di Roma, perché secondo il giudice “il fatto non sussiste”.
La vicenda cominciava il 24 luglio 2008, giorno in cui la struttura, costruita per le Olimpiadi del 1960, venne fatta implodere con 120 chili di tritolo. L’esplosione fece saltare in aria quattro tonnellate di materiale contenente amianto. La demolizione dell’impianto era stata decisa sotto la giunta del sindaco Gianni Alemanno.
Nel progetto pensato dall’Eur spa si prevedeva la costruzione di una parco acquatico, la cosiddetta Città dell’Acqua. Ma i lavori non sono mai partiti e i comitati di cittadini denunciarono che unico scopo della demolizione era ottenere il cambio d’uso della struttura per poi edificare otto palazzine residenziali. Dopo alcuni anni di indagini si arrivò al rinvio a giudizio di Filippo Russo. Il processo iniziò il 12 febbraio 2013 e oggi finisce con un’assoluzione.
Voglio ricordare un principio importante del nostro ordinamento giuridico:
il principio di precauzione che se fosse stato applicato non avrebbe mai portato all’esplosione del Velodromo.
Il fatto che sia stato trovato amianto tra le macerie del Velodromo dopo l’esplosione non può essere ignorato nè tantomeno possiamo assolvere chi con grande leggerezza ha consentito di immettere nell’aria una nube di polvere che per giorni è stata visibilmente presente nella zona dell’Eur depositando le sue polveri in tutta la zona e limitrofi.
Secondo la Commissione europea, il principio di precauzione può essere invocato quando un fenomeno, un prodotto o un processo può avere effetti potenzialmente pericolosi, individuati tramite una valutazione scientifica e obiettiva, se questa valutazione non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza.Il ricorso al principio si iscrive pertanto nel quadro generale dell’analisi del rischio (che comprende, oltre la valutazione del rischio, la gestione e la comunicazione del rischio) e più particolarmente nel quadro della gestione del rischio che corrisponde alla fase di presa di decisione.
La Commissione sottolinea che il principio di precauzione può essere invocato solo nell’ipotesi di un rischio potenziale.
Seguire il principio di precauzione è la condotta più ragionevole quando vi siano dei dubbi per la salute e l’ambiente.
Ad esempio, se si fosse applicato il principio di precauzione ai primi allarmi (risalenti agli anni sessanta) sulla cancerogenicità dell’amianto, si sarebbe evitato l’eccessivo diffondersi di materiali edili a base di amianto, cosa che ha generato numerosissimi casi di asbestosi e mesotelioma polmonare, oltre a ingenti costi per la successiva bonifica delle aree contaminate. Nonostante le prove sulla sua dannosità, ancora oggi esso viene comunque utilizzato in paesi come la Thailandia, la Cina e la Russia.
Maura Crudeli
Presidente Aiea Onlus